Giustizia Sociale
Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel “Manifesto di Ventotene” prefigurano con grande ottimismo uno Stato europeo fondato sull’abolizione del privilegio, sull’eguaglianza delle condizioni di partenza, sul diritto a una vita dignitosa per tutti, quasi come naturale esito della fine dei regimi nazifascisti.
Nella nostra Unione Europea tutto ciò non solo è lungi dal realizzarsi, ma in molti Stati membri le disuguaglianze fra chi ha di più e chi ha di meno sono aumentate dagli Anni Ottanta ad oggi. Non solo: dalla crisi del 2008, anche le disuguaglianze tra Stati membri sono aumentate. Per questo continuiamo a credere che la lotta alle crescenti disuguaglianze socioeconomiche debba essere uno dei pilastri fondanti dell’azione dell’Unione Europea nei prossimi anni.
Bisogna armonizzare al rialzo il mercato del lavoro europeo: le istituzioni europee, nel perimetro delle proprie competenze, devono spingere gli Stati membri a introdurre un reddito minimo garantito commisurato al costo della vita, il divieto di offrire stage non retribuiti, norme più severe contro lo sfruttamento lavorativo e il lavoro nero, il congedo di paternità paritetico a quello delle madri. Il sacrosanto congedo di maternità – nato per tutelare le madri durante i mesi pre e post-partum, sollevandole dalla necessità di lavorare in tale lasso temporale – oggi rappresenta uno dei grandi motivi di discriminazione delle donne sul posto di lavoro e un rinforzo normativo della deresponsabilizzazione dei padri (sempre più spesso desiderosi di essere partecipi) nella cura dei figli. Tale diritto deve essere ovviamente esteso alle coppie omogenitoriali, a prescindere dal tipo di riconoscimento giuridico nazionale della coppia.
Solo armonizzando le condizioni di lavoro in Europa si potrà dare ai lavoratori, soprattutto a donne e giovani, la possibilità di una vita soddisfacente ovunque lo desiderino, valutando eventualmente la possibilità di cambiare Paese di residenza per crescita professionale o per desiderio, invece che per pressione economica.
L’Unione Europea deve completare il processo di integrazione economica, progredendo verso un sistema fiscale comune che possa garantire un primo nucleo di welfare europeo. Il percorso è certamente lungo e tortuoso, ma non può prescindere da alcune prime misure: impedire l’esistenza di paradisi fiscali interni all’UE e tassare quelle tipologie di multinazionali che – sfruttando le maglie di ordinamenti non armonizzati e obsoleti – riescono ad eludere decine di miliardi di euro al fisco nazionale. I singoli Stati non possono agire da soli per impedire queste pratiche efficacemente: dev’essere l’Unione Europea a intervenire e a redistribuire le risorse.